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Registro Volontario Regionale
(fonte ARSIAL)
La Legge regionale n.15 del 1 marzo 2000, tutela le risorse genetiche autoctone d’interesse agrario e affida ad ARSIAL la gestione del Registro Volontario Regionale.
Il Registro Volontario Regionale è il repertorio ufficiale della Regione Lazio dove vengono iscritte, previo parere di due Commissioni Scientifiche, una per il settore animale e una per il settore vegetale, le risorse genetiche autoctone, d’interesse agrario a rischio di erosione. Nelle schede del registro sono riportate le caratteristiche morfologiche e le informazioni storiche e tecnico-scientifiche relative ad ogni singola risorsa genetica.



Rete di Conservazione e Sicurezza
(fonte ARSIAL)
La Legge regionale n.15 del 1 marzo 2000, tutela le risorse genetiche autoctone d’interesse agrario e affida ad ARSIAL la gestione della Rete di Conservazione e Sicurezza alla quale possono aderire tutti coloro che allevano o coltivano, animali e/o vegetali iscritti al Registro Volontario Regionale. Possono far parte della Rete: comuni, università, istituti di ricerca, enti parco, agricoltori/allevatori, singoli o associati.


Rete Natura 2000
(fonte Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare e del Territorio)
Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, riguardante la conservazione degli uccelli selvatici.
Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; la Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali” (Art. 2). Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico.
La Direttiva riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l’agricoltura non intensiva. Nello stesso titolo della Direttiva viene specificato l’obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali, ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.).
Un altro elemento innovativo è il riconoscimento dell’importanza di alcuni elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di connessione per la flora e la fauna selvatiche (art. 10). Gli Stati membri sono invitati a mantenere o all’occorrenza sviluppare tali elementi per migliorare la coerenza ecologica della rete Natura 2000. In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente circa il 19% del territorio terrestre nazionale e quasi il 4% di quello marino.



RRN: Rete Rurale Nazionale
(fonte Rete Rurale Nazionale)
La Rete Rurale Nazionale è il programma con cui l’Italia partecipa al più ampio progetto europeo (Rete Rurale Europea – RRE) che accompagna e integra tutte le attività legate allo sviluppo delle aree rurali per il periodo di programmazione.
La Rete Rurale Nazionale (RRN), gestita dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, prevede una serie di attività obbligatorie, come da normativa comunitaria (articolo 54 del Regolamento UE 1305/2013) e altre necessarie per superare la frammentazione e l’isolamento delle politiche di sviluppo rurale. Tra le attività cosiddette obbligatorie, vi sono: l’identificazione e l’analisi delle buone pratiche, l’organizzazione di scambi di esperienze e competenze, la preparazione di programmi di formazione per i Gruppi di Azione Locale (GAL), l’assistenza tecnica alla cooperazione interterritoriale e transnazionale.
Le altre attività previste dal Programma svolgono un importante ruolo collegando la strategia nazionale, definita con il Piano Strategico Nazionale ed attuata da 21 Programmi regionali di Sviluppo Rurale (PSR), con gli obiettivi comuni stabiliti dagli Orientamenti Strategici Comunitari e dalla Rete Rurale Europea.